Conviene l’auto elettrica?

Prendo come spunto di riflessione questo post che ho trovato in rete citato da un carissimo amico per provare a fare un po’ di luce in più su questo argomento che bene o male interessa tutti.

Il post in questione è il seguente e lo riporto in corsivo, mentre cercherò di aggiungere le mie considerazioni in grassetto:

 

AUTO ELETTRICA?

NO GRAZIE.

Da un anno sono possessore di una auto Full Electric di ultima generazione: una Peugeot 208E con una batteria da 50 KWh.

Mi sono fatto convincere dalle fandonie raccontate sul fatto che le auto elettriche sarebbero molto più convenienti di quelle con motore termico. Ebbene, posso dire con certezza, scontata sul mio portafogli, che le auto elettriche sono una colossale fregatura.

 

La convenienza di un acquisto va vista sotto molteplici punti di vista e con la giusta prospettiva, partendo da un preupposto importante: come per ogni cosa nuova anche l’auto elettrica non fa eccezione sulla necessità di essere consapevoli, dopo una corretta formazione, che va cambiato modo di pensare e ragionare. In sintesi non posso trattare l’elettrico come il termico, e giocoforza le abitudini del termico sono obsolete o sbagliate viaggiando in elettrico. Se non si è disposti al cambiamento di abitudini non si è ancora pronti al salto. Del resto lo diceva pure Darwin che la specie che sopravviverà sarà quella più predisposta al cambiamento.

 

L’Unione Europea, non ho ben capito con quale logica e per quale interesse, spinge fortemente per la conversione totale della mobilità dal termico all’elettrico. I principali argomenti per convincere gli utenti a passare all’elettrico sono la scelta ecologica ed il risparmio.

Quanto alla valenza ecologica dei motori elettrici, non ho gli elementi per affermare se sussiste veramente ma ho seri dubbi anche in considerazione dell’enorme problema relativo allo smaltimento delle batterie esauste.

 

Questo è il primo dei tanti “sentito dire” che nel mio libro che trovate qui anche in versione e-book  smonto con dati alla mano. Il sentito dire tratta le batterie alla stregua delle comuni stilo, che la maggior parte della gente butta nel secco invece che riciclarle oltretutto, ossia come un qualcosa da buttare quando “esaurite”. Cosa che non è, dato che le batterie vengono riusate in altre applicazioni (vedi per esempio accumulo fotovoltaico) e/o comunque riciclate con procedure che, attualmente premettono di riutilizzare i componenti in percentuali prossime al 100%. Non ancora 100%, ma manca poco. Sull’ecologicità fate questa piccola riflessione: nei luoghi abitati circolano veicoli ogni giorno in grande quantità. Prendetene uno elettrico a caso, mettetelo al chiuso nel vostro garage, “acceso”, e state li, dentro l’abitacolo, fino ad esaurimento della batteria magari guardandovi un film a riscaldamento acceso.

Poi provate a ripetere l’esperimento con un veicolo termico qualsiasi, fino ad esaurimento del carburante e, se ne uscite vivi, ditemi quale aria preferite respirare. Non fosse altro che per questo, rendere respirabile l’aria nei centri abitati varrebbe la spesa.

 

Per quanto riguarda invece la assoluta antieconomicità delle auto elettriche, e, problema di non secondaria importanza, la loro faticosissima fruibilità, ebbene qui ho solo certezze, raggiunte dopo un anno di calvario, sia pratico che economico.

 

Qui entriamo nel campo della preparazione/formazione di cui parlavo prima. Che non sia tutto un mondo roseo concordo, siamo praticamente ancora agli albori, un po’ come per il GPL o il Metano agli inizi del resto, o la benzina che si acquistava in farmacia quando sono stati “dismessi” i cavalli. Ma direi che, se uno sa cosa fa, e non è il caso di chi ha scritto questo pezzo, si riesce a fare praticamente tutto. Io stesso ho fatto e faccio viaggi giornalieri anche di 1200 km e percorro indicativamente 70 mila km/anno, tutti in elettrico.  E la mia esperienza porta a smentire totalmente quanto affermato. E, specifico, viaggio non solo in Tesla, ma anche in 500, rigorosamente elettrica.

 

Innanzitutto voglio spendere una parola sulla indegna malafede speculativa rappresentata dal costo addebitato all’utente per la energia erogata dalle colonnine pubbliche.

 

Qui posso dar ragione, sulla speculazione, che solo in Italia cresce senza mai calare, anche se non è come descritta la situazione.

 

A fronte di un costo medio della energia domestica pari ad € 0,52/KWh, ho dovuto riscontrare che per le ricariche alle colonnine pubbliche viene praticato un costo pari ad euro 0,98/KWh, ovvero il doppio.

 

Concordo sul raddoppio a 0,98, con un ma bello grosso che adesso vi spiego. Mentre 0,52 non è la media, visto che ad oggi, con contratti variabili, a casa si spendono 0,25 – 0,28 euro/kWh. Dipende dal contratto che uno fa e dall’attenzione che si pone alla ricerca del migliore in termini di convenenza.

Per le colonnine pubbliche il ma deriva dal principio che se è vero il prezzo, assurdo, al consumo, esistono in commercio delle tariffe in abbinamento che permettono di ricaricare alla stessa colonnina ad un prezzo pari a quello casalingo, circa 0,28 – 0,30, anche in stazioni Hyper Fast. Quindi i numeri cambiano e non di poco.

 

Riguardo poi alla infruibilità delle auto elettriche, faccio presente che i motori elettrici di nuova generazione necessitano di batterie con una capacità di almeno 40 kilowatt, che, a causa della rilevanza di tale capienza, necessitano di essere ricaricate quasi esclusivamente presso i punti di ricarica veloce visto che, con una ricarica lenta, per raggiungere il 100% ci vorrebbero almeno 14 ore.

 

Questa affermazione dimostra, nell’ordine : 1) l’incapacità gestionale del veicolo; 2) la mentalità termica applicata all’elettrico dove il concetto di “fare il pieno” è sbagliato e inutile; 3) il 100% non serve se non in rare occasioni e comunque, per metterci 14 ore, l’auto dell’autore dovrebbe restare attaccata alla schuko di casa per metterci così tanto. E non sarebbe neppure sbagliato! Sapete che un’auto mediamente passa più del 75% del suo tempo FERMA? L’elettrica sta ferma e può essere ricaricata, lentamente, mentre dormiamo, lavoriamo o facciamo altro. Abbiamo 18 ore al giorno disponibili per questo di media. E se siamo in viaggio ci sono le stazioni veloci, nate per questo scopo, che permettono ricariche nel tempo di un caffè e una cappatina in bagno. La rete sta crescendo e già oggi in molti autogrill esistono punti veloci di ricarica.

 

Quindi il problema della scarsissima disponibilità di punti di ricarica pubblici viene enormemente acuito dalla necessità di accedere esclusivamente ai punti di ricarica veloce, che sono circa il 20% della totalità.

 

Vedi sopra. Il discorso non ha senso.

 

Da ciò deriva che se devi fare un viaggio, o ti prendi due giorni per fare 400 km oppure ti fermi almeno un paio di volte per ricaricare nelle postazioni di ricarica veloce, con una attesa per ogni ricarica di minimo un’ora (purtroppo anche la storia che con 20 minuti si raggiunge l’80% della ricarica è un’altra fandonia: ce ne vogliono almeno 40).

 

A prescindere che l’auto che si acquista deve essere rispondente alle proprie esigenze, se uno ogni giorno fa 400 km su una bicicletta è ovvio che ha sbagliato mezzo di locomozione.

Se poi alle colonnine fast si pretende di raggiungere il 100% significa che manca il punto primo: formazione.

Ma è un discorso da affrontare in separata sede.

Se non sono 20 saranno 25 i minuti, e in ogni caso, anche ammettendo che siano 40, tra caffè e bagno (per dire) spesso 20 non bastano. Io per esempio nel poco tempo che avanzo mi porto avanti con il lavoro rispondendo a mail e messaggi, cosa vietata durante la guida e che dovrei fare al mio arrivo, ad esempio.

 

Si aggiunga poi che sulla rete autostradale italiana i punti di ricarica veloce sono rarissimi, il che significa che ogni volta che si ha bisogno di ricaricare si deve uscire dall’autostrada e percorrere a volte diversi chilometri aggiuntivi per raggiungere la postazione.

 

Qualche anno fa forse si. Ora la rete autostradale sta crescendo e permettono di viaggiare da Benevento a Trento senza particolari problemi con auto da 54 kWh di batteria senza uscire dall’autostrada. (Viaggio di un carissimo amico reale, di 15 giorni fa). Si vede che ci sono più reti autostradali in Italia.

 

In sostanza un viaggio che con un motore termico richiederebbe tre ore di percorrenza, con un motore elettrico, se si è fortunati a trovare le colonnine funzionanti e libere, se ne impiegano almeno sei!

 

Se uno ci mette impegno e si ferma a caricare nei posti sbagliati ci può mettere anche 52 ore. Ma mica è colpa della rete o dell’auto. Roma Vicenza, viaggio che faccio spesso, comporta perdite di tempo globali, se contate onestamente, dell’ordine di minuti, non di ore. Con la differenza che il tempo perso ad esempio a pranzare o a cenare, per l’elettrica è ottimizzato dal fatto di ricaricarla mentre ci si concede il giusto ristoro che spesso dura più del tempo necessario alla ricarica.

 

Veniamo ora alla tanto sbandierata “economicità” delle auto elettriche.

Mettiamo a paragone una piccola utilitaria con batteria da 40 kW ed autonomia di 170 km (che è la reale autonomia su percorso extraurbano rispettando i limiti di velocità, alla faccia della autonomia di 350 km dichiarata dalla casa), con la stessa utilitaria con motore termico a benzina e Gpl:

  1. A) un “pieno” di energia effettuato collegandosi ad una utenza domestica costa € 20,80 (€ 0,52 x 40kw = € 20,80);
  2. B) un “pieno” di energia effettuato collegandosi alle colonnine pubbliche costa € 39,20 (€ 0,98 x 40kw = € 39,20);
  3. C) un pieno di 40 litri di benzina costa € 74,40 (€ 1,86 x 40lt = € 74,40);
  4. D) un pieno di 40 litri di Gpl costa € 29,44 (€ 0,736 x 40lt = € 29,44).

 

  1. A casa mia avrei speso 10,40 €
  2. Con gli abbonamenti avrei speso 12,00 €

Il resto lascio a voi i calcoli, ma ricordo che esistono addirittura colonnine gratis (poche) e che il ragionamento qui evidenziato di “fare il pieno” non tiene conto che l’auto sta ferma ore e ore per niente. Anche quella termica.

Inoltre molti ormai hanno anche il fotovoltaico e li i conti cambiano ancora. Ma tralasciamo questo particolare.

 

Nel paragone va considerato un “piccolo particolare”: con un pieno di energia si percorrono al massimo 170 km, mentre con un pieno di benzina si percorrono almeno 680 km (considerando un consumo medio di 17 km/l) e con un pieno di Gpl se ne percorrono 560 (calcolando un consumo di 14 km/l).

E qui casca l’asino:

– costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)

 

Assumendo per buoni i 170 km, che possono essere nettamente di più se guidata come va guidata (con la 500 ne percorro circa 250 con batteria più piccola) a casa mia il costo al km sarebbe di 0,0612 €

 

– costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 39,30 ÷ 170km = € 0,217)

 

Qui invece 0,0706 €

 

– costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)

– costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052).

 

Quindi, tirando le somme, un pieno di carica elettrica alla colonnina costa più del quadruplo di un pieno di GPL.

 

Tralasciamo il fatto che il GPL al 30/01 (fonte https://dgsaie.mise.gov.it/prezzi-settimanali-carburanti) è di 0,796 e quindi il conto corretto sarebbe 31,84 € quello che si travisa, qui come ovunque, è che si mettono a paragone kWh e litri come se l’unità di misura fosse la stessa. Ed è ovvio che così si falsa la percezione della realtà. Dando per corretto che con 40 litri di carburante si percorrano poi quei km.

Un ragionamento obiettivo comporta l’utilizzo della stessa unità di misura che, vuoto per pieno possiamo riassumere così:

1 litro di benzina =   9,6 kWh quindi 40 litri di benzina sarebbero 384 kWh

1 litro di gasolio  = 10,7 kWh quindi 40 litri di gasolio sarebbero 428 kWh

1 litro di gpl          = 7,5 kWh quindi 40 litri di gpl sarebbero 300 kWh

 

L’auto in questione fa, secondo l’autore, 170 km con 40 kWh (e non kw, scritto sbagliato e unità di misura sbagliata) quindi con circa 0,24 kWh /km.

Dando per corrette le sue supposizioni sui km/litro, a benzina sono 0,57 kWh/km, a gasolio 0,63 kWh(km (considerato lo stesso chilometraggio) e a gpl 0,54 kWh/km

Significa che con l’equivalente di un litro di benzina l’auto elettrica percorre circa 40 km/l secondo la sua stima, o 82,36 km/l secondo il dichiarato dalla casa.

A livello di efficienza il paragone non regge proprio.

 

Il tutto senza considerare che una auto elettrica costa il 30% in più rispetto ad una pari modello termica e che una auto termica può durare anche 15 anni mentre una auto elettrica all’esaurimento delle batterie (dopo non più di 7 anni) vale zero.

 

Altra balla spaziale. Chi ha mai detto che dopo 7 anni una batteria è da cambiare/buttare? La garanzia media è di 8 anni, per cui se a 7 la dovessi cambiare sarebbe a costo zero, giusto per dire. Ma ci sono batteria originali con più di 1,5 milioni di km e dieci anni di vita ancora performanti in giro. Parlando di dati, la mia batteria dopo 140 mila km e 3 anni (calcolando che è stata ferma quasi 8 mesi nel 2020 per il covid) ha “perso” poco più del 5 %. Che tradotto in longevità prima del cambio significa circa 15 anni minimo di durata prima di ipotizzare il cambio.

E con la media che ho significa circa un milione di km. Con costi di manutenzione praticamente inesistenti o poco più (contro i “tagliandi” del termico) e motori fatti per farne altrettanti senza battere ciglio.

 

Alla faccia delle “scelte ecologiche” per le quali subiamo pressioni da anni: facile così, tanto paga Pantalone.

A questo punto si può giungere ad una sola conclusione: va bene il Green, il rispetto dell’ambiente, l’etica ambientalista, va bene tutto, ma non a spese nostre, non costringendoci a spendere il quadruplo, e, soprattutto, non speculandoci sopra perché quando si tratta di mettere mano al portafogli la gente non è stupida.

 

Non è tutto rose e viole, ma nemmeno lontanamente come rispecchiato nel testo.

La mobilità elettrica cresce, ogni giorno, insieme alla tecnologia, alle infrastrutture e soprattutto alle nuove tecnologie di recupero/smaltimento/riciclo portando già oggi una sostenibilità decisamente migliore nel ciclo di vita completo rispetto ad un veicolo termico e soprattutto un’aria nei centri abitati decisamente respirabile rispetto a quella a cui siamo ormai abituati.

Ci sarebbe molto molto altro da dire, ma ho scritto un libro per questo!

Vi invito a sfogliarlo e, se vorrete, sono a vostra disposizione per un confronto costruttivo, purchè basato su fonti e dati più attendibili dei social media

 

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ambiente, auto elettrica, colonnine, fake news, Tesla

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