Facciamo i conti!

Ormai la battaglia tra pro e contro auto elettrica e dintorni è nauseante da quanto ridontante nei social e non solo.

La cosa che più mi infastidisce è che il 90% dei “contro” parla per sentito dire, per luoghi comuni o, peggio, per la famosa storiella della volpe e l’uva.

Sono abituato a ragionare sempre con fatti oggettivi, numeri e dati e quindi provo a riportarne alcuni, incontrovertibili, sulla mia esperienza.

Ho due auto full electric. Una è l’auto aziendale che utilizzo per spostamenti cittadini, corsi di guida e cose del genere, una 500e, l’altra invece una Tesla model X del novembre 2019, unica auto in uso con la quale lavoro, vado in vacanza, mi muovo in generale.

Vengo ovviamente da una serie di auto termiche più o meno prestazionali, benzina, gpl, diesel, tutte sempre abbastanza grandi dimensionalmente parlando,  e percorro mediamente 60-70 mila km l’anno, senza contare quelli fatti su altri mezzi per lavoro.

Quando ho acquistato la Tesla venivo da qualche anno di studio della materia (fa parte del mio lavoro anche il mondo elettrico) e, per coerenza aziendale prima ma anche per “sbatterci la testa” ho deciso di passare all’unica auto che, all’epoca, mi garantiva una certa tranquillità sulle ricariche in Europa.

Il mio primissimo viaggio in assoluto è stato Padova – Monaco di Baviera, senza mai aver fatto esperienze in elettrico reali prima, e tutto sommato me la sono cavata senza grandi patemi d’animo, potendo anche contare sulla possibilità di fare qualche ricarica “inutile” ma che mi mettesse tranquillo dalla famosa ansia da ricarica vista la capillarità delle ricariche Tesla, all’epoca riservate in esclusiva al marchio.

Tralasciando quasi sei mesi di auto ferma causa pandemia, per il resto ci sono andato ovunque, in vacanza con un rimorchio da 1800 kg al traino come in Ucraina in missione umanitaria, senza mai aver avuto problemi particolari.

Chiaro che viaggiare in elettrico prevede un cambio totale di mentalità e di approccio alla mobilità stessa, che diventa, dopo averlo fatto, meno stressante, più salutare e decisamente comoda.

Due cose su tutte: la possibilità con questo caldo di rimanere al fresco anche fermi in sosta o in colonna in galleria, o cose del genere, vietate dalla legge ai veicoli termici, e la possibilità di condizionare il veicolo a distanza per trovarlo fresco dopo una sosta al sole, anche questo vietato alle auto tradizionali.

Due cose che per me sono impagabili visto che patisco molto il caldo.

Veniamo però come promesso ai numeri imparziali della telemetria che ha raccolto 215.739 km percorsi sui 219.791 al momento di questo articolo.

La differenza deriva dall’averla attivata poco dopo l’acquisto e non il giorno stesso, e circa 2500 km persi perché avevo provato ad usarne una di diverso produttore. Per il resto è tutto registrato, e per tutto intendo proprio tutto, dalla verifica delle presenza su ogni sedile di qualcuno, alle impostazioni del clima in quel preciso istante giusto per fare due esempi. Un qualcosa come 7 GB di dati/anno poco più, poco meno.

Per chi lavora con i dati come me è manna dal cielo.

Cominciamo con un riassunto di dove sono stato: ecco il grafico.

 

Sono stati registrati come dicevo 215.739 km, percorsi con un consumo medio di 240 Wh/km, ad una velocità media di 66,5 km/h, con una temperatura media dell’aria di 17,19°, passando al volante 135 giorni, 5 ore e 48 minuti.

Non ho contezza in dettaglio del tempo passato in colonna.

La batteria ha ad oggi un degrado totale dell’8,6%. Per confronto, la batteria diventa “inutilizzabile” e quindi destinata al riciclo o al riutilizzo sotto altre forme (non smaltita sotto terra quindi) quando perde il 30% dall’inizio vita.

E’ in garanzia con km illimitati fino a fine novembre 2027 quindi qualsiasi cosa succeda non mi preoccupa.

Ho ricaricato per il 72,5% delle volte in corrente continua (cariche veloci) e il restante 27,5% in colonnine a corrente alternata (ricarica “lenta”).

Questo dimostra che, con le giuste avvertenze, non è affatto vero che si butta via la batteria a ricaricarla nelle colonnine veloci.

Per dare dei numeri, ho utilizzato ad oggi 57.762,14 kWh di cui 41.864,01 in DC e per mia fortuna, disponendo delle ricariche gratuite presso la rete Tesla, ho risparmiato un bel po’ di soldi.

Quest’altro invece è un dato che reputo davvero interessante e che serve a far capire un concetto fondamentale sulle ricariche.

Attraverso un’app dedicata, ho raccolto gli ultimi 608 giorni di vita dell’auto per la parte ricariche ottenendo una statistica da tener presente.

L’auto per il 72% della sua vita rimane in “parcheggio”, ossia ferma a non far nulla. Come quando dormo di notte, piuttosto che quando sono da un cliente o in ufficio.

Il restante si divide tra guida e ricarica, rispettivamente 15% e 13%.

Sicuramente la prima contestazione che viene da fare è “mamma quanto tempo in ricarica!”.

Se non si sanno leggere i dati si.

Ma la percentuale viene calcolata sul tempo in cui l’auto ha la “spina” attaccata. Se ad esempio la sera arrivo a casa alle 20 , la collego, e la stacco la mattina successiva alle 8, la telemetria calcola 12 ore di ricarica, quando magari di effettiva sono 7,8 ore. Ma poco conta perché finchè dormo non sto perdendo tempo ad aspettare.

E lo stesso vale in quelle situazioni dove ci si ferma da un cliente, ci si ferma al ristorante o comunque sia ci si ferma a fare dell’altro e l’auto sarebbe ferma a prescindere. Invece cha lasciarla ferma a non far niente la collego così ottimizzo.

Chi dice che non ha “tempo” per ricaricarla pensi a questo dato. 60-70 mila km/anno e l’auto sta ferma per il 72% del tempo a non far nulla.

La fermata media alle colonnine Tesla è di 28 minuti, calcolando che la tecnologia della mia auto è “vecchia” rispetto alle più recenti, potendo caricare al massimo a 150 kW di potenza contro i 250 delle Tesla più recenti che sono nettamente più veloci. Uno scotto che pago volentieri….non pagando le ricariche!

Ricordo che parliamo di MEDIA in 5 anni e la durata alla colonnina dipende sempre dalla strategia che uno usa, Paga di più fermarsi due volte per 10 minuti che una sola per 30 perchè è sbagliato “voler faqre il pieno” come principio. Portare la batteria per forza al 100% è una perdita di tempo inutile. Oppure dipende dalla situazione del momento; a volte ci si ferma per più tempo lasciando l’auto a raggiungere il 100% anche se non serve perchè finisce prima la ricarica della commissione..

Durante questi minuti generalmente vado in bagno, prendo un caffè, faccio colazione, pranzo o cena e, per il lavoro che faccio io, approfitto del restante tempo per rispondere a messaggi e/o email così che quando arrivo a destinazione non ho lavoro arretrato da smaltire perché riesco a portarmi in pari.

Lo dice anche la scienza, ma fermarsi, sgranchirsi e riposare dalla guida fa solo che bene, si arriva più rilassati e soprattutto più sicuri.

Proviamo ora a fare un ragionamento basato sui numeri.

Ho trovato solo questa tabella, di dieci anni fa, però va bene perché riporta valori sicuramente più alti rispetto all’attuale e quindi non mi si può dire che gioco a favore dell’elettrico.

E’ una statistica UNIPOL.

  • Tempo medio in auto: un’ora e 27 minuti al giorno;
  • Velocità media in città: meno di 20 kmh (un dato confermato anche da Confcommercio che parla di 15 kmh, con medie di 7-8 kmh nelle ore di punta);
  • Velocità media sulle strade extraurbane: 38 kmh;
  • Velocità media sulle autostrade: 80 kmh;
  • Percorrenza giornaliera media: 44 km;
  • Tempi e percorrenze peggiorano da nord a sud. In Campania il record negativo: un’ora e 37 minuti in auto ogni giorno, con un’andatura media di circa 25 kmh.

 

Ora, dando per buoni questi dati, e partendo dall’assunto che si rispetti la legge, per fare 1000 km al giorno (quelli che ma io col pieno..), ammesso di fare solo autostrada, con una media di 80km/h si rimane al volante per circa 12 ore e mezzo, senza soste di nessun tipo.

Giusto per dire, un professionista della strada come chi fa l’autista, ha l’obbligo di riposare 11 ore dopo 9 ore di guida, intervallate dopo 4 ore e mezza con 45 minuti di pausa. Ma si sa, di superman è piena l’Italia).

Significa che per essere produttivi ci si deve alzare alle 3 di mattina, arrivare a destinazione senza soste alle 15, produrre qualcosa che non sia mero lavoro al computer (sennò stavi a casa) dopo aver speso tempo soldi e salute, per, diciamo, 5 ore? Per poi trovarsi in hotel, finire il lavoro al pc, tra mail etc, dormire (poco), levataccia e rientro (sempre con le dinamiche di cui sopra). Facciamo pure che uno non si nutre se non alla sera e non beve per non doversi fermare. E fa il pieno solo a destinazione ovviamente.

Che vita è? Che sicurezza può offrire in strada? Per carità, ognuno vive come vuole, ci mancherebbe. Ma non dura molto se la sua routine quotidiana è questa.

Diverso è il discorso se OGNI TANTO può capitare questa esigenza. Che essendo un’eccezione va gestita come tale.

Anche perché se la routine fosse diciamo 800 km/giorno, per 5 giorni lavorativi, per 4 settimane, per 10 mesi (due di ferie almeno ci vogliono con questi ritmi) come qualcuno sostiene, vorrebbe dire percorrere più di 160 mila km/anno.

Ci può essere chi lo fa, per carità, ma già è pesante farne dai 5 ai 6 mila al mese, farne 16 mila è tanto dura!

Un camionista ne fa mediamente 100-120 mila/anno per confronto.

Forse vale la pena sparare più basso ed essere realisti.

Le tre velocità medie di cui sopra, 80, 38 e 20 sommate e divise per tre fanno 46 km/h di media.

I miei 66,5 km/h dimostrano che non sono andato piano, non sono sempre in prima corsia per non consumare o per arrivare alla ricarica e non rientro nei luoghi comuni di tutti quelli che portano dati sentiti sui social.

Concludo dicendo che secondo me lo scoglio più grosso oggi è quello del cambio di mentalità dell’automobilista medio su come ci si approccia all’elettrico, insieme a tutte le problematiche di contorno quali i prezzi alti, la mancanza di colonnine sotto casa (perché in Italia, a dicembre 2023, ce n’erano già 50.678 con un’infrastruttura di ricarica ogni 3 autogrill in autostrada) e il prezzo alla colonnina che inspiegabilmente (o quasi) cresce nonostante il pun basso.

Il nocciolo della questione però non è posso prenderla o mantenerla, il nocciolo è che chi dice “non si può usare l’auto elettrica se non per la città” sbaglia. Numeri alla mano.

E accetto smentite, sempre numeri alla mano ovviamente.

Per chi volesse approfondire non ha che da chiedere, e per chi parte da zero consiglio il mio libro, scritto per dare risposte ai molti sentito dire che circolano in rete sull’argomento.

 

 

 

 

 

 

 

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